Bilancio di Competenze

Il Bilancio di Competenze in azienda - uno strumento per il mercato del lavoro futuro

Il 2013 è stato, per il mercato del lavoro italiano, un anno importante. All'inizio dell'anno è stato emanato il dlgs 13/2013 che, ponendo le basi per un sistema di certificazione di competenze italiano, istituisce anche un Repertorio delle Competenze.
Molti esperti hanno già commentato la norma. Molti centri di studio e di ricerca, nonché realtà chiamate ad occuparsi di competenze dei lavoratori hanno analizzato in profondità le previsioni operative, della norma, lodando o criticando, secondo oggettiva necessità, l'uno o l'altro aspetto. Da questo blog abbiamo riso, ed abbiamo pianto. Abbiamo riso perché proprio da queste pagine, tempo fa, si sollecitava l'istituzione di un Repertorio di Profili per Competenze professionali. Abbiamo anche pianto, però, perché ci è sembrato che non venisse data la dovuta importanza, ma soprattutto che i commentatori si fermassero, nei giudizi, a trovare i motivi per cui non poteva funzionare, piuttosto che indicare le opportunità aperte da questa novità normativa.
In Regione Marche, per la quale nutriamo un certo interesse, il 2013 è stato l'anno in cui, dopo aver perso, purtroppo, qualche treno, ci si è messi a lavorare seriamente alla istituzione del sistema regionale di certificazione delle competenze. I funzionari della Regione sono affiancati in questo lavoro da esperti di Italia Lavoro. Trovano riscontri utili in ambiti quali la gestione dei fondi di formazione interprofessionali, le associazioni datoriali, i sindacati,le Università.
Non esiste ancora una mappa di quello che è stato fatto, e promettiamo di crearla, o almeno abbozzarla. Sappiamo, per avervi attivamente contribuito che è stata creata una piccola raccolta delle buone pratiche, legate alla gestione attiva delle competenze dei lavoratori sul lavoro, in provincia di Macerata e che il repertorio che la Regione Marche ha acquisito dalla Regione Toscana è stato utilizzato per Bilanci di Competenze aziendali.

E da qui vogliamo avviare una discussione su come l'istituzione del Repertorio, e il suo uso all'interno di processi di Bilancio delle Competenze, possa contribuire ad avviare nuove dinamiche nel mondo del lavoro.
Il 2014 sarà, molti lo dicono e tutti lo sperano, l'anno in cui finirà questa crisi e in cui si potranno vedere i primi segni della ripresa. Purtroppo questo non risolverà tutti i problemi del mondo del lavoro italiano. Anzi. il rischio, paventato da alcuni, di una ripresa economica senza occupazione obbliga a serie riflessioni su alcuni aspetti fondamentali. Le premesse di questo articolo ci consentiranno di proporre anche alcune soluzioni.

Cosa è il Bilancio di Competenze
Su Wikipedia italia la voce non esiste. Su wikipedia francese esiste una voce "Bilan de Compétences" che richiede sei pagine A4 per essere stampata. Su Wikipedia italia si trovano accenni al "bilancio delle (o di) competenze" in pagine relative all'orientamento formativo o all'outplacement
In Francia il "Bilan de Compétences" è uno strumento normato da tempo, strutturato ed ampiamente utilizzato da centri per l'impiego, cittadini e aziende con scopi precisamente definiti che il Ministero del Lavoro francese definisce così: 
 per il cittadino 
  • è utile ad analizzare attitudini, competenze individuali e professionali e motivazioni, 
  • serve a organizzare le proprie priorità professionali e 
  • ad utilizzare i propri assets come strumento di negoziazione per un impiego, una formazione o in termini di scelte di carriera; 
per l'azienda 
  • serve a meglio organizzare la gestione previsionale di ruoli e competenze
  • facilita la gestione delle carriere e la mobilità professionale

Sul sito del Ministero del Lavoro italiano non siamo riusciti a trovare una pagina dedicata al "bilancio di competenze". L'ISFOL ha però, già da tempo, realizzato un modello di Bilancio di Competenze che mira a sostenere i Centri per l'Impiego nelle attività di orientamento professionale. 

E' evidente che lo strumento è usato da più tempo in Francia, che è strutturato, usato e, possiamo dirlo anche per esperienze di prima mano, considerato utile, oltre che dai centri per l'impiego, anche da cittadini e imprese.

A cosa può servire tale strumento in Italia? 
L'attenzione alla certificazione di competenze, oltre che dagli obblighi imposti dalla UE, deriva dalla necessità di mettere ordine nelle professioni (intendendo non gli ordini professionali, ma la corrispondenza tra nomenclature dei mestieri e capacità dei lavoratori). L'Italia è infatti quel paese dove a fronte di giovani super formati abbiamo tassi di disoccupazione altissimi (almeno in termini statistici), ma è anche il paese dove a fronte di alti tassi di disoccupazione vi sono settori economici sprovvisti di manodopera. E' il paese dove si "importano" infermieri dall'est Europa e si esportano laureati in ingegneria. E' quel posto dove sembra esserci un totale scollamento tra le attività di istruzione e formazione e i bisogni dei vari settori economici. 
Molti paesi si sono equipaggiati per ovviare a queste situazione attivando sistemi di gestione previsionale delle competenze che attraverso agenzie pubbliche e/o private prevedono su 2, 5, 10 e/o 20 anni i bisogni del mercato del lavoro. Per farlo bisogna innanzitutto avere un linguaggio univoco. Se dico che tra 10 anni serviranno addetti all'idraulica, deve essere ben chiaro se serve chi cambia il lavandino in casa o piuttosto che dovrà progettare ed implementare sistema di potabilizzazione dell'acqua per ambiti metropolitani. Un sistema basato su repertori di profili professionali per competenze permetterà di usufruire di questo linguaggio univoco.
Ma un tale repertorio consentirà anche di riconoscere le competenze di un lavoratore non per quello che ha studiato, bensì per le sue esperienze di vita e di lavoro. Infatti, tali esperienze potranno essere "tradotte" o lette in termini delle competenze (ossia di conoscenze e capacità), chiaramente elencate e definite nel repertorio, e riconosciute (validate e magari certificate) per attestare che possiede tali competenze. E' facile immaginare il livello di motivazione che tali riconoscimento possano creare nei soggetti del mercato del lavoro. E abbastanza facile anche capire come viene oggettivizzata la fase di selezione del personale, dove il reclutatore non dovrà più solo affidarsi alle sue doti di mago per capire se l’interlocutore sa fare o meno un determinato lavoro, ma potrà affidarsi ad una griglia rappresentata dal profilo per competenze, scritto con parole comprensibili sia al candidato che allo stesso reclutatore.
Mettere a punto un tale sistema (avviato in Italia nel 2013, 90 anni dopo che per la prima volta, in Francia un ingegnere si è laureato in forza della sua esperienza lavorativa) richiede tempo e denaro. Non c'è un attimo da perdere per creare tale sistema. Ma come iniziare ad usufruire dei suoi vantaggi?


Le iniziative portate avanti a vari livelli in Italia, i questi ultimi anni, hanno reso possibile una piccola magia del dlgs 13/2013. L'atto normativo ha potuto dare vita al repertorio italiano delle competenze considerandolo composto dai repertori già esistenti. Effettivamente molte Regioni italiane hanno già a disposizione un repertorio e tutte si stanno equipaggiando per averne uno a disposizione, magari mutuandolo da altre Regioni.
La disponibilità di questi repertori consente di implementare percorsi di bilanci di competenze, in autovalutazione, basati su criteri certi e condivisi, già esistenti (i profili esistenti all’interno dei singoli rperetori). La prima conseguenza è la possibilità di accompagnare i lavoratori delle aziende in percorsi motivazionali dandogli un riferimento per la misurazione della propria professionalità, senza perdere tempo nel tentativo, non sempre efficace, di individuare parametri condivisibili. Questo processo è realizzabile in poche ore per lavoratore, con evidenti benefici economici. Al vantaggio motivazionale per il singolo lavoratore si accompagna un vantaggio organizzativo per l'azienda che si concretizza anche nella realizzazione di una mappa delle competenze esistenti all'interno dell'azienda con l'individuazione di eventuali aree di difficoltà (quando il/i lavoratore/i non si sente/ono allineato/i con il profilo per competenze preso a riferimento.
Tale mappatura può diventare un punto di partenza utile per la pianificazione di percorsi di formazione e di empowerment delle figure, ma anche la razionalizzazione delle struttura organizzativa e per l'ottimizzazione del matching tra ruoli e persone.
L'output di tale processo, oltre che nel portfolio per il singolo lavoratore si concretizza in una mappa delle competenze aziendale con vari livelli di approfondimento (dal reparto al gruppo di lavoro al singolo lavoratore) che diventa uno strumento fondamentale per il responsabile delle risorse umane..

La possibilità di limitare il tempo di intervento consegue, oltre che dal metodo, anche da un software in grado, una volta inseritovi il repertorio di competenze preso a riferimento, di gestire efficacemente gli incontri con i lavoratori e sopratutto di organizzare in modo efficace l'informazione per l'azienda.

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